Parallelamente alla crisi economica si è avuto un boom per il cibo locale; per i cosiddettiprodotti a chilometro zero sono stati infatti spesi dagli italiani nell’ultimo anno 3 miliardi di euro.
Questi prodotti contano una rete di distribuzione di 63 mila imprese agricole, 18 mila agriturismi, 500 mercati degli agricoltori di Campagna Amica e decine di ristoranti e cooperative.
Questo il quadro emerso dalla prima indagine sulla Spesa a Km 0 in Italia, che è stato presentato dalla Coldiretti in concomitanza della giornata mondiale dell’Onu sull’ambiente.
Il progetto della spesa a chilometri zero ha l’obiettivo di rendere più agevole l’accesso dei consumatori alle produzioni agricole e di tagliare quindi le intermediazioni riducendo così le distanze che normalmente il cibo percorre tramite mezzi inquinanti.
Effetti positivi, dunque, sia da un punto di vista economico sia ambientale e salutistico; infatti, oltre ad un risparmio medio del 30% sul prezzo di acquisto a parità di qualità, i prodotti a chilometri zero hanno anche il vantaggio di durare una settimana in più rispetto a quelli acquistati tradizionalmente.
Dal punto di vista ambientale, invece, si deve considerare che ogni pasto percorre mediamente duemila chilometri prima di giungere sulle nostre tavole; consumando quindi i prodotti locali,ogni famiglia ha la possibilità di abbattere circa mille chili di anidride carbonica all’anno.
Dunque, sono duplici gli effetti positivi dei prodotti al chilometro zero; se da un lato si da un reale supporto benefico all’ambiente, anche il portafogli risente positivamente dei prezzi ridotti applicati a tali prodotti.